Incontro con l’orizzonte ©
In quell’angolo di paradiso Daniele era assorto nel viluppo dei suoi pensieri che affidava alle volte bluastre del suo sigaro mattutino. Il suo volto tradiva ancora una leggera abbronzatura frutto della lunga estate palermitana. La giornata cristallina di dicembre, si specchiava sul mare sotto al monte. L’ampio golfo che si perdeva apparentemente infinito fino al suo incontro con l’orizzonte, scintillava sotto i raggi del sole riuscendo a scacciare il freddo e la brina mattutina. Erano sciabolate di calore che ristoravano l’animo e rendevano fluide le poesie che stava componendo nella sua testa, tra una tirata di sigaro ed un’altra. Sulla linea della battigia passeggiavano coppiette mano nella mano a suggello dell’incontro tra il mare e la terra, giocavano bambini sotto lo sguardo attento dei genitori e poi carrozzelle con anziani dagli occhi velati dall’età.
Improvvisamente il sole che fino a pochi secondi fa lo irradiava, si fece ombra. Tirò ancora una boccata dal suo sigaro aspettando che l’ombra andasse via. Era uno straordinario gioco di luci nel chiaroscuro della vita. Ebbe un piccolo fremito di paura e voltandosi la vide elegante nel suo leggero cappotto e con il viso incorniciato da lunghi capelli color paglia e con gli occhiali da sole che la rendevano ancora più attraente.
Si ricordò di averla notata pochi minuti e poche centinaia di metri prima, lungo la linea di sabbia che delimita il golfo. Aveva sperato di poterla osservare in volto avendone immaginato la bellezza tipica di una donna elegante. Ma lei non si era voltata e lui aveva tirato dritto per raggiungere il suo angolo di paradiso.
<<Mi scusi non volevo disturbarla!>> -disse l’ombra che nel frattempo si era materializzata. Ma quale disturbo… – pensò Daniele. Era talmente bella ed elegante che fu felice di quell’incontro casuale.
Di fronte a loro lo Stromboli gettava le sue ceneri al vento e l’Etna gli faceva da magnifico

contraltare più a sud-est. Fu quell’osservare poetico della natura che li mise in comunicazione. Si presentarono e per un attimo sperò che Cristina, così si chiamava, non fosse una semplice passante che di lì a poco si sarebbe smaterializzata come neve al sole che diviene vapore.
Cristina stava evocando in lui il bellissimo testo poetico Les Passantes di Georges Brassens, reso magnificamente melodia musicale da Fabrizio De Andrè. Erano il suo sguardo fiero, la sua bocca rosea, i suoi occhi profondi e le sue parole intrise di ricordi comuni ad attrarlo.
Daniele spense il sigaro e cominciò a parlare con lei. Più la osservava e più si accorgeva di quanto era bella. Il mare continuava a regalare meravigliosi giochi di cristallo illuminato dal sole e laggiù il pennacchio dello Stromboli continuava a forgiare nuove forme di cenere. Quello creato dall’Etna, invece, si dirigeva fiero e maestoso verso est. Si perpetuava l’incontro del sole con la luna, del caldo con il freddo, della luce con il buio, della gioia con il dolore, del presente con la memoria, del noto con l’ignoto.

Ebbero il tempo di scattare una foto insieme, di scambiare ancora qualche parola di stringersi la mano fino al momento in cui Cristina distolse lo sguardo dagli occhi color smeraldo di Daniele che la guardava rapito. Un’altra ombra si era materializzata: era quella di Ivan, il fidanzato russo di Cristina. Andarono via insieme, mano nella mano, felici di trovarsi a Mondello. Daniele sorrise amaro. Si Cristina era proprio una passante che probabilmente non avrebbe mai più rivista. Si rigettò nei suoi pensieri dopo avere riacceso il sigaro e continuò a guardare il mare… scrivendo poesie.
Antonino Schiera (mi presento)
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L’ha ripubblicato su Antonino Schiera Riflessioni d'Autoree ha commentato:
Una breve storia da ne scritta, realmente accaduta con un riferimento al grande cantautore Fabrizio De André.
Antonino SChiera
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