Mercoledì 24 aprile 2024 all’interno della sala Novecento dell’Hotel Joli a Palermo, si è svolta un’interessante, ricca di significati e molto partecipata presentazione. Protagoniste principali dell’evento le poesie dell’autrice palermitana Lucia Lo Bianco contenute nella sua ultima raccolta intitolata Canto della terra (Diamond Edizioni 2024) arricchito dalla prefazione di Luciano Giovannini. Insieme alla prolifica e pluripremiata scrittrice Lucia Lo Bianco erano presenti il poeta e scrittore nonché presidente dell’Associazione Ottagono Letterario Giovanni Matta e la poetessa e scrittrice Francesca Luzzio rispettivamente moderatore e relatrice dell’evento.
A seguire pubblico l’intervento della professoressa Francesca Luzzio che, insieme all’autrice del libro Lucia Lo Bianco e al moderatore Giovanni Matta, ha stimolato un interessante dibattito con le persone presenti in sala.
La scrittura sia essa prosa o poesia è valvola salvifica, è catarsi dell’anima, è l’unica alternativa di fronte alla crisi della comunicazione fra gl’individui, attraverso la quale esplicare l’essenza del proprio sentire sia a livello esistenziale, che talvolta vede in pacifica coesistenza o talaltra in conflitto l’es con l’io, per adoperare lessemi freudiani, sia per cogliere le novità positive o negative prodotte dai mutamenti storico- sociali o dall’agire umano sul pianeta terra che la poetessa, come afferma nel titolo e nella lirica che segna l’incipit della silloge canta perché è in essa che risuona “il rumore dei nostri passi e del nostro quotidiano vivere” come afferma Luciano Giovannini nella prefazione.
Orbene anche Lucia Lo Bianco si serve della scrittura poetica per perseguire tali finalità e ,di conseguenza, lottare anche “contro le offese della vita “, come sostiene Cesare Pavese nell’opera “Il mestiere di vivere”, siano esse derivanti dal nostro vivere quotidiano o dal contesto storico- sociale che inevitabilmente si riflette nella nostra interiorità ed induce a porsi problemi, a fare considerazioni che altrimenti esulerebbero dalla nostra riflessione.
Nella quarta di copertina sono riportati quattro versi della seconda lirica, titolata “La mia vita profuma ancora di viole” e dedicata a Franca Viola che, come tutti ricorderete, nel 1966 rifiutò il matrimonio riparatore con l’uomo che l’aveva strupato e lei, Viola tra le viole che subiscono lo stesso violento destino, non smette di sperare, sebbene il contesto storico in cui viviamo sembra annullare ogni speranza, come è dimostrato dalle violenze subite, nel corso dell’attuale guerra dalle donne ucraine, lasciate, come si legge nella lirica “Ladri di pelle”, come …bambole piegate,\ scalfite a lungo come vecchie porcellane\ e cenci unti bagnati di sudore, \ un grigio perla di lacrime disperse\ …” o le donne di Kabul, in Afganistan, che con l’abbigliamento che sono costrette dai Talebani ad indossare, il cosiddetto “kadari” che copre il corpo e la testa con il burqa, non possono più mostrare “… sorrisi e bocche aperte\ al cielo libero cercando in aria \ le parole distese come fiori\ incontro al vento , non più\…,” come si legge nella lirica titolata “ Non più”ed a loro dedicata.
Dunque la poetessa denuncia la violenza contro le donne che purtroppo continua, continua ed i numerosi femminicidi dei nostri tempi lo dimostrano. La lirica ”E poi le altre” ( pag.29), a prescindere dai nomi in essa citati ( Giovanna, Cinzia, Eliana),vuole essere una denuncia totale e globale delle discriminazioni e di qualsiasi forma di violenza , che purtroppo ancora oggi si continua a perpetrare nei confronti delle donne. Ma la denuncia non riguarda solo i soprusi subiti ancora oggi dalle donne, ma anche tante altre carenze della folle società attuale che con vichiani ricorsi storici, dimostrano come l’umanità è sempre uguale a se stessa. La poetessa, quale novello Publio Terenzio Afro, pare voler dire “homo sum humani nihil a me alienum puto”( Il punitore di se stesso- Menedemo, Cremete), infatti anche per lei tutto quello che riguarda il prossimo riguarda noi stessi, tange direttamente tutti noi. Ognuno infatti istaura con l’umanità stessa un legame indissolubile dettato dalla naturale e comune condizione di essere umani, coesistiamo con il naturale ingranaggio che il pianeta ci offre e che se funzionasse correttamente permetterebbe un flusso continuo di dare e ricevere, ma purtroppo non è così, infatti non mancano azioni infime ed aberranti sia a livello di rapporti personali, sia a livello storico- sociale, così vengono denunciati i naufragi di povera gente alla ricerca di condizioni migliori di vita, la mafia attraverso il ricordo di Peppino impastato e della strage di Capaci, il trauma psichico di poveri bambini costretti a vivere il dramma della guerra, ad ascoltare “…scoppi laceranti per le orecchie\….\ a vedere “luce assassina…\ che illuminava la notte come giorno\…” ( I bambini e la guerra, pag. 33).
Lucia Lo Bianco però non guarda solo intorno a sé, ma anche dentro sé, nel flusso dei suoi sentimenti, dei suoi ricordi, del suo passato ed è perciò indotta, come Marcel Proust , alla ricerca del tempo perduto, alla rievocazione del suo passato e con esso riempie le sue notti e la sua solitudine.
Il tempo degli abbracci, della sensualità è ormai finito,”Non è più tempo per mani\ che intrecciano disegni immaginati \ in un’aria rarefatta di echi lontani\ e urlano vogliose di contatti in un anelito di pelle e carne\ come respiri ansanti nella spiaggia” ( Il tempo perduto degli abbracci, pag.35), però è sempre tempo idoneo all’immersione nella natura, al trasferimento con procedimento analogico del suo sentire in essa e, in tal modo la poetessa fa sì che il suo io sparisca, il soggetto si dissolva in una adesione panica che , come nell’Alcyone di D’Annunzio, diventa immedesimazione quasi sensuale, mentre le sue sensazioni si sciolgono in musica (Ha i colori dell’ amore il silenzio”, pag.32).
Lo stile della silloge è anch’esso in perfetta consonanza con il sentire della poetessa , infatti non solo il persistente procedere anaforico, rivela il persistere del sentire e delle convinzioni, ma anche la cadenza del ritmo è rivelatrice di tale sintonia .
FRANCESCA LUZZIO
GALLERIA FOTOGRAFICA
SINOSSI DELLA RACCOLTA DI POESIE “CANTO DELLA TERRA” DI LUCIA LO BIANCO
Canta la terra. Ed è un canto in lingua italiana. Ma in questa melodia di voci si possono trovare sfumature di quella letteratura inglese e angloamericana che Lucia Lo Bianco ama e insegna. Un canto dolente e intenso che parte dalle viscere della terra e trova corpo nella vis lirica della poetessa siciliana. Questa pubblicazione è stata realizzata da Daimon Edizioni in virtù della vittoria assoluta dell’autrice nella sezione E Silloge poetica inedita in seno al IX Premio letterario “Città di Fermo”. Il Premio, in questa edizione, è stato indetto dall’Associazione Armonica-Mente-APS di Fermo, presieduta da Nunzia Luciani nella sezione della Rassegna Di Villa in Villa di Armonica-Mente-APS; con i Patrocini morali della Regione Marche, della Provincia di Fermo e del Comune di Fermo; con la collaborazione della Biblioteca Civica “Romolo Spezioli”; con il Patrocinio Culturale di WikiPoesia.
BIOGRAFIA DI LUCIA LO BIANCO TRATTA DALLA PAGINA WEB DI VENDITA DEL LIBRO
Lucia Lo Bianco è nata il 27 maggio 1965 a Palermo. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne e con un Master of Arts in Professional Development for Language Education, dal 1993 insegna lingua e letteratura inglese al liceo. Poetessa, scrittrice e giornalista, ha pubblicato cinque sillogi di poesie “Le Ali ai Piedi” (2013); “Il Faro” (2015); “Il Silenzio del Tempo” (2020); “Sono una barca” (2021); “Come una libellula” (2021); una raccolta di racconti “Le donne lo dicono” (2021) e sta lavorando al suo primo romanzo. Nel 2020 è divenuta co-fondatrice di WikiPoesia, Accademica del Convivio ed Accademica di Sicilia. Numerose sue poesie, racconti ed articoli sono stati selezionati per concorsi letterari e si è classificata ai primi posti in numerosi e prestigiosi premi nazionali ed internazionali ottenendo riconoscimenti anche all’estero per poesie scritte in inglese e spagnolo. Dal 2019 con poesie, racconti ed articoli, ha totalizzato oltre 300 premi in Italia e all’estero. Il 9 novembre 2021 riceve il Nastrino di Merito per aver raggiunto la prima posizione nella Classifica di WikiPoesia.