È un momento difficile quello che stiamo vivendo da molti mesi e ancora non se ne vede l’uscita. I nostri nonni, i nostri genitori hanno vissuto il dramma di una se non di due guerre mondiali e noi relativamente più giovani non avremmo mai pensato di dovere vivere una guerra mondiale contro un virus.
Personalmente pur non facendo parte della folta schiera dei negazionisti, ritengo che non si stia affrontando nella maniera migliore il problema Covid-19 sia a livello nazionale, che per quanto attiene la nostra Sicilia, all’interno della quale ho dei dubbi se sussista ancora la capacità e la discrezionalità decisionale atti a delineare un preciso indirizzo politico.
Il mio non è un ragionamento politico e di parte. Dico soltanto che bloccare diffusamente l’economia e il normale flusso del denaro, che fino a qualche mese fa era destinato alle attività commerciali e dei servizi, non credo sia la strada migliore. Si può obiettare che sussiste una causa di forza maggiore e ci può stare, ritengo però che questi provvedimenti siano dettati da un’eccessiva paura. L’uso obbligatorio della mascherina e il comportamento prudente di noi cittadini, poteva rappresentare un grosso deterrente alla diffusione del virus, che se fosse così facilmente trasmissibile, come si è temuto, penso che che le conseguenze sarebbero state molto più gravi di quanto non lo sono fino ad oggi.
Nessuno possiede la sfera magica per sapere come andrà a finire e se la strada intrapresa per la lotta al virus sia quella giusta: una cosa è certa ovvero che i nostri amati e cari anziani stanno invecchiando di dieci anni in pochi mesi per via delle restrizioni, che l’economia basata sulla circolazione del denaro è al collasso, che tanti posti di lavoro stanno scomparendo in una regione, la nostra, dove il tasso di disoccupazione era già alto!
La domanda che mi pongo è perché è stata inserita in fascia arancione la Sicilia? Secondo me non basta dire che dipende dalla scarsità dei posti letto in ospedale per curare il Covid-19 e poi domandiamoci, i malati di altre patologie dove li mettiamo? Va bene fare i tamponi, cercare di stanare il nemico virus, ma se ci mettessimo a cercare anche le persone malate di altre patologie il nostro sistema sanitario sarebbe in grado di risolverle con una efficiente ospedalizzazione? Milena Gabanelli, ha spiegato in un video articolo sul Corriere.it che in tutta Italia non si sta utilizzando nel migliore dei modi l’apporto dei medici di famiglia per le solite pastoie burocratiche e per la scarsità degli investimenti. Se il sistema funzionasse a dovere, molti più malati di Covid-19 potrebbero curarsi in casa e gli ospedali sarebbero meno intasati.
Chiudo con un’ultima annotazione: non ho mai sentito nominare da parte degli scienziati intervistati e nemmeno a livello istituzionale, l’importanza di fare prevenzione di portare avanti uno stile di vita salutistico basato sulla sana alimentazione e sull’attività fisica che innalzano il livello delle difese immunitarie.
Naturalmente il mio augurio è che si possa arrivare presto alla soluzione definitiva della pandemia che sta mettendo a dura prova le popolazioni e che da questo nefasto evento si traggano due conclusioni: la prima è che bisogna investire nella sanità rendendola efficiente e capace di affrontare eventuali nuove emergenze; la seconda è che bisogna curare la nostra salute attraverso uno stile di vita sano improntato sulla sana alimentazione e sull’esercizio fisico.
(nell’immagine in evidenza, l’arte imbavagliata: quadro Campo di grano del pittore Francesco Pintaudi)