Il 5 maggio 2022 all’interno dell’Oratorio di San Mercurio a Palermo si è svolta la presentazione della prima raccolta di poesie Caos (copertina nell’immagine in evidenza) del giornalista e poeta Angelo Barraco. L’incontro si è svolto nell’ambito della Settimana delle Culture 2022 di Palermo. Era presente l’autore, il moderatore il giornalista Luigi Perollo e il sottoscritto. Riporto per intero il mio intervento.
Caos Bertoni Editore marzo 2021 collana Aurora a cura di Bruno Mohorovich
Non ho chiesto al mio amico Angelo Barraco, direttore del sito d’informazione Il Salto della Quaglia, e mi riservo di farlo oggi stesso, come mai abbia scelto il titolo Caos per la sua prima raccolta di poesie. Il titolo ci riporta alle origini, molto indietro nel tempo, in quanto il caos risulta essere nella mitologia e nella cosmogonia degli antichi greci, la personificazione dello stato primordiale di vuoto, il buio anteriore del cosmo da cui emersero gli dei e gli uomini. Per inciso secondo il vocabolario Treccani per cosmogonia di intende il mito o dottrina che ha per oggetto la formazione dell’universo. Pertanto possiamo mettere in relazione il caos al terreno fertile per la creazione del divino e dell’uomo. La la stessa fisica moderna, pur non avendo ancora potuto dare una spiegazione definitiva sulla genesi della terra e dell’universo, fa spesso riferimento al caos come condizione iniziale necessaria perché la vita potesse attecchire e successivamente svilupparsi, diversificarsi e progredire.
Esiste una relazione tra disordine e creatività? Se ne parla da tempo e studi recenti sembrano confermare che il caos aiuti la creatività. Buone notizie quindi per chi vive in mezzo a stanze incasinate. Sembra che la scrivania di Albert Einstein fosse perennemente in disordine tanto che lui stesso disse: “se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota?”.
Pertanto caos che genera, che crea, che produce e nel caso del nostro amico autore che risulta fertile humus, che favorisce la creazione delle belle poesie contenute nella raccolta oggetto di questa presentazione.


All’inizio della sua sua prefazione contenuta all’interno del volume, Bruno Mohorovich, docente, poeta e critico cinematografico, nato a Buenos Aires da genitori istriani, individua nell’opera, due elementi che il lettore scorgerà senza grosse difficoltà tra i versi di Barraco: il viaggio fisico inteso come spostamento da un luogo all’altro e il viaggio introspettivo nel momento in cui il poeta affida ai propri versi il compito di esplorare il proprio sentire quotidiano. Considerato che l’autore utilizza spesso il treno, luogo dove probabilmente ha trovato fonti d’ispirazione, mi piace immaginare ogni poesia come tante stazioni ferroviarie nelle quale il treno dell’esistenza, impegnato nel suo incedere quotidiano, effettua una fermata, il tempo necessario per partorire una nuova poesia.
Come nella favola Pollicino di Charles Perrault, Angelo Barraco lascia sul terreno della vita non molliche, che nella favola vengono mangiate dagli uccelli, bensì sassolini che permettono di trovare la strada di ritorno: ritorno alle origini, ai propri valori, alla propria identità senza mai perdere il piglio da esploratore che contraddistingue l’autore.
Dicevamo che il tema del viaggio è spesso presente nella raccolta di poesie Caos. In un mio aforisma che ho pubblicato scrissi: conoscere altre realtà, altre persone, altri luoghi, attraverso il viaggio, ci permette di conoscere meglio noi stessi grazie alla possibilità del confronto. Ma sappiamo che si può anche viaggiare con la mente e con l’immaginazione ovvero una delle conseguenze della lettura in generale. Vi cito pochi versi di una canzone di Fabrizio De André, Le passanti, incisa da Georges Brassens nel 1972, basata su una poesia di Antoine Pol, poeta minore francese molto amato da Brassens, che il cantautore scoprì su una raccolta del 1918.
Alla compagna di viaggio I suoi occhi il più bel paesaggio Fan sembrare più corto il cammino E magari sei l'unico a capirla E la fai scendere senza seguirla senza averle sfiorato la mano.
La citazione nasce perché la nostra vita è fatta anche di incontri fugaci, con persone che ci stimolano e ci attraggono, ma che non rivedremo mai più. Non credo che l’incontro con Angelo Barraco si concluderà in questo luogo. Intanto perché acquistando il libro porteremo uno spaccato interessante dei suoi pensieri con noi, inoltre sono certo che la fertile penna di Angelo, partorirà altri testi, lui che ogni giorno scrive.
Le poesie di Angelo mi sono piaciute molto. Sono caratterizzate dal verso libero con numerose rime sparse, assonanze e grande originalità. Mutuando un termine dal mondo cinematografico sono una soggettiva sul mondo, è come se lui attraverso i suoi versi, rappresentasse il mondo, il suo sentire, il suo vedere. Al lettore il meraviglioso compito di trasformare le parole in immagini e sensazioni, funzione svolta dalla telecamera nell’accostamento cinematografico. Angelo Barraco riesce ad estraniarsi nel momento in cui è colto dall’ispirazione, esercizio che gli permette di descrivere atmosfere, paesaggi, situazioni al meglio tradendo, positivamente si capisce, il suo approccio giornalistico basato sulla curiosità, sulla ricerca e sulla cristallizzazione che genera una serie di frame poetici.
Chiudo il mio breve intervento declamando la prima poesia della silloge:
Caos #10 Binari bianchi e macchiati di vernice Sovrastati da torri bruciate dal sole Corrosi da un tempo lontano Nell’attesa dell’ultimo fischio del treno I passeggeri decantano il passato guardando un albero spoglio e privo di colori Una bellezza portata via su quei binari morti e un tempo ormai lontano che si disperde all’orizzonte
Antonino Schiera 05/05/2022
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