Riflettori puntati, nell’odierno post nella sezione PROTAGONISTI, sulla poetessa castelbuonese Cinzia Pitingaro. L’autrice, come da copione ben collaudato, ha risposto alle mie domande, che hanno lo scopo di farvi conoscere il suo pensiero poetico e il suo percorso artistico. Mi hanno impressionato la sua profonda curiosità e il desiderio di esplorazione che hanno portato l’autrice a sperimentare e conoscere per noi nuove forme poetiche. Il tutto unito ad un attivismo culturale che la porta a organizzare eventi e a promuovere la poesia nella sua terra.
Descrivi per i nostri lettori quale ruolo e soprattutto quale funzione ha la poesia nella tua vita?
Cinzia Pitingaro – La poesia per me è una necessità, veicola e sostiene le tensioni della mia anima. È il diario di questo difficile, bellissimo viaggio che è la vita, lo spazio in cui le mie emozioni diventano parole e il mio silenzio prende forma, si materializza.
Dalla tua biografia si evince che hai ricevuto un discreto numero di premi per le tue pubblicazioni. Che importanza ha per un autore il riconoscimento pubblico della validità delle proprie opere?
Cinzia Pitingaro – Il riconoscimento pubblico della validità di un’opera è un’ ottima opportunità soprattutto per un autore esordiente, perché apre la possibilità al confronto, accresce il più delle volte l’autostima e garantisce una certa visibilità.
Attingendo ancora dalla tua biografia leggo: scrive poesie in verso libero e in metrica, in italiano, in vernacolo ed haiku. Immagina ora di doverti rivolgere ad una platea di lettori che non sa assolutamente nulla riguarda il genere poetico di origine giapponese denominato haiku. Cosa diresti loro e cosa pensi ti abbia restituito in dote questa tua ricerca poetica?
Cinzia Pitingaro – Da qualche anno mi sono avvicinata allo studio e alla composizione di haiku, piccoli componimenti di origine giapponese che seguono una metrica prestabilita, cioè un numero preciso di sillabe (on o morae) secondo lo schema 5/7/5. Attratta, all’inizio, dalla brevità della forma e dalla intensa carica espressiva, a poco a poco ho cercato di coglierne l’essenza, di penetrarne lo spirito. Lo haiku è un’istantanea della realtà, non nel senso che la descrive, ma ne cristallizza gli attimi, il “qui ed ora”. Diceva il Maestro Bashō. “Lo haiku è semplicemente ciò che sta accadendo in questo luogo, in questo preciso momento”. Ne risulta la valorizzazione di momenti della quotidianità vissuta a contatto con la natura, l’attenzione per l’essenziale, per la semplicità che è bellezza. Ed è proprio dal particolare, dal minimo dettaglio che si acquisisce la consapevolezza della grandiosità, della meraviglia della vita, del creato. L’autore di haiku, l’haijin, pur non descrivendo il momento vissuto, suggerisce, trasmette al lettore l’emozione provata. Egli non è esterno alla realtà, non assiste in maniera distaccata, ma è tutt’uno con la natura, vi si immedesima, diventa egli stesso l’oggetto percepito. Per vivere pienamente il momento, tuttavia, l’haijin deve svuotare la mente, deve liberarsi da ogni considerazione soggettiva, da ogni condizionamento, deve lasciarsi coinvolgere completamente. Un elemento essenziale per la composizione di uno haiku è, quindi, la presenza della natura e dei suoi mutamenti rappresentati dal kigo, la parola chiave di questo componimento, da cui trapelano gli stati d’animo che vengono trasmessi al lettore. Non è necessario che il kigo sia espresso direttamente, nominando la stagione (primavera, estate…), è possibile utilizzare una parola che rimandi alla stagione nella quale viene vissuto il momento. Esempio: la rosa è un kigo primaverile, la rugiada è un kigo autunnale, la neve è un kigo invernale, l’ombrellone, Il basilico evocano l’estate. Un altro elemento che assume una fondamentale importanza è il non detto, lo spazio bianco tra le parole, tra le immagini, ciò che il lettore, entrato in sintonia con l’haijin, riesce a percepire e a dedurre. La struttura dello haiku prevede l’accostamento di due immagini distinte, toriawase, tra le quali può esservi una continuità semantica o un ribaltamento semantico, evidenziati entrambi da uno stacco (Kireji). Per usare un’espressione di Nadine Léon, queste due immagini sono come l’acqua bollente e la bustina di tè che sono completamente diversi da loro, ma necessari per preparare il tè. L’aroma, il profumo che si diffonde e viene percepito dal soggetto costituisce il non detto. Lo haiku è un componimento aperto nel senso che deve essere il lettore ad interpretarlo. A questo proposito Ogiwara Seisensui (1884-1976) ebbe a dire: “Ciascun haiku è come un cerchio, di cui una metà è frutto del lavoro dell’haijin. Chiudere il cerchio è però compito del lettore”, ecco perché lo haiku non ha un titolo e non termina mai con un punto. Ciò che distingue, inoltre, uno haiku da una semplice, breve descrizione è la presenza degli stati d’animo, dei canoni estetici… tra cui: Il Wabi (solitudine melanconica), Sabi (fascino solitario di ciò che è esposto allo scorrere del tempo in contrapposizione alla bellezza appariscente delle cose del mondo), lo Yugen (la percezione del mistero, dell’ineffabile), il Mono no aware (partecipazione emotiva, capacità di farsi attraversare dalle cose del mondo con la consapevolezza che ogni cosa è transitoria, impermanente, muta col passare del tempo), il Karumi (la leggerezza), lo Shiori (la delicatezza), il Makoto (La verità). La presenza dei canoni estetici ci fa comprendere il valore di questo genere poetico che non è un esercizio di stile, ma una vera e propria arte di vivere ancorata all’esperienza dell’autore che – lo ripeto- non descrive, ma cristallizza un momento, proprio il momento in cui si sente con la natura un’entità unica e indivisibile. Cosa mi ha restituito in dote questa ricerca poetica? La consapevolezza di essere nel mondo e del mondo.
Per i nostri lettori, ci dai la tua definizione di poesia?
Cinzia Pitingaro – È la materializzazione del silenzio, la cristallizzazione delle emozioni.
I poeti in genere sono molto fantasiosi e riescono a coprire con la mente spazi temporali diversi ed immaginare il futuro. Tu come ti vedi nei prossimi dieci anni e quali sono i progetti che intendi realizzare?
Cinzia Pitingaro – Amo vivere il presente, stare con i piedi per terra pur continuando a scrivere e ad impegnarmi nella realizzazione di alcuni progetti tra cui la pubblicazione di una raccolta di poesie e filastrocche, pronta ormai da tempo, di una silloge di poesie dialettali, di una raccolta di riflessioni in versi e di un’altra raccolta di haiku. Inoltre ho un sogno, in parte già realizzato, di condividere momenti e spazi con chi, come me, coltiva la passione per la poesia e soprattutto per lo haiku. Questo genere poetico, così come ho già avuto modo di dire, con la sua sinteticità e con la sua straordinaria forza espressiva, è profondamente attuale. Vorrei soprattutto coinvolgere i giovani, così sensibili, così fragili. Credo molto nel potere della poesia!
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L’ha ripubblicato su Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lavae ha commentato:
Un’interessante intervista alla poetessa siciliana Cinzia Pitingaro, che ci accompagna per mano, tra le altre cose, nel mondo dell’haiku, il genere poetico di origine giapponese denominato haiku, attualmente molto in voga anche in occidente. Buona lettura.
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